Alla ricerca di uno spiraglio in città con Chiamamifaro

Sono giovanissimi e fanno un pop interessante, ricco di influenze varie che sorreggono il racconto di un quotidiano semplice eppure complesso. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Chiamamifaro, un duo simpatico e con le idee piuttosto chiare. Buona lettura!

Ciao ragazzi, grazie della disponibilità. Iniziamo con un minuto di silenzio per il cactus Bruno e, dato che ci siamo, chiedendo ad Angelica quanto l’Inghilterra è stata importante nel suo modo di scrivere musica.


Grazie per la solidarietà, sono sicura che Bruno apprezzerebbe ahaha. L’Inghilterra è stata, chiaramente, molto influente sul modo che ho di vedere la musica, più che sulla scrittura stessa forse. Dico questo perché nei due anni che ho passato in Inghilterra sono entrata in contatto con tante, tantissime persone che suonano uno strumento o cantano, molte più di quelle che conoscevo a Bergamo e quindi, anche solo all’interno della scuola, ho avuto la possibilità di sperimentare generi diversi, di cantare in diverse band e di imparare tanto dall’esperienza di tutti i musicisti che ho incontrato.

Siete molto giovani ed è per questo motivo che vi chiedo subito quali sono le vostre influenze musicali.


Ci sono molti artisti e generi diversi che stiamo ascoltando e che vorremmo metabolizzare per le nuove canzoni, ad esempio ci piacciono molto Lorde per la produzione o Tha Supreme più che per il genere per l’aria di innovazione che sta portando nella musica in Italia. Parlando invece più concretamente dei pezzi pubblicati, siamo partiti con Pasta Rossa in cui ci rifacevamo ai suoni sia dell’indie tradizionale sia del pop d’oltreoceano, per poi in Domenica prendere ispirazione principalmente da Bon Iver e dai Lumineers. Per i prossimi pezzi manterremo un fil rouge con questi due aggiungendo altri tasselli al nostro suono.

In Domenica lo zampino di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari è abbastanza evidente, ma sembra tutto molto naturale. In quali aspetti ha valorizzato il vostro sound?


Riccardo ha lavorato con noi alla parte di arrangiamento e produzione del brano che quindi ha un sound riconoscibile. Diciamo che ci ha aiutato, tramite gli strumenti che ha, a rendere tangibile l’idea di produzione che avevamo in mente per Domenica. Ci sta insegnando davvero tanto su come si lavora in studio ma soprattutto abbiamo trovato una grande persona e un ottimo amico.

Dopo un minuto di silenzio anche per il tennis di Alessandro, possiamo passare alla domanda filosofica: è come se ci fosse una tensione tra la “città che fattura” e luoghi esotici e lontani. Quale di queste due suggestioni ha la meglio in questo momento?


Be’ in questo momento storico di zone rosse la suggestione del luogo esotico e lontano ha la peggio. Battute scontate a parte, in domenica si parla di una fuga metaforica da ciò che si è verso ciò che si vorrebbe essere, per poi prendere consapevolezza che scappare porta inevitabilmente a una sensazione di vuoto e nostalgia. Ecco, lo scenario che vorremmo ricreare nelle nostre canzoni è quello di una città che fattura – stressante e opprimente – dentro cui si può trovare lo spiraglio del luogo esotico e lontano, quindi non ripudiando e scappando da quello scenario grigio ma sfruttandolo per trovare un angolino fertile e farci crescere una canzone.

E quale potrebbe prendere il sopravvento in futuro? Un sound più urbano o esotismi d’atmosfera?


Per quanto ci piacciano le destinazioni esotiche, credo che il nostro sound, in vista dei prossimi pezzi in uscita, stia prendendo una piega decisamente più urban. Il prossimo pezzo avrà delle sonorità graffianti ed elettroniche e non vediamo l’ora di mostrare anche questo lato di Chiamamifaro.