«Suonare all’Alcatraz è un onore. Poterlo annunciare con 8 mesi di anticipo è quasi una gravidanza! Siamo felici e vorremmo che tutte le persone che ci seguiranno quest’estate in tour decidessero di darsi appuntamento lì per vedere se il bambino ci assomiglia». Con queste parole i Little Pieces Of Marmelade hanno annunciato l’evento dal vivo, noi li abbiamo incontrati. Buona lettura!
Data la vostra potenza live, cominciamo col chiedervi quanto siete felici di tornare sul palco?
Dire che siamo felici è troppo poco! Ci voleva, ne avevamo davvero bisogno come le piante hanno bisogno d’acqua, non vediamo l’ora di suonare dappertutto!
Avete un metodo per scrivere i brani o vi lasciate andare alla creatività?
No non abbiamo un metodo fisso di scrittura, semplicemente lasciamo accadere le cose e quando qualcosa ci prende, la iniziamo a lavorare, a ragionare e a strutturare. La cosa fondamentale è razionalizzare un’idea nata per caso senza che perda la freschezza iniziale.
Uno dei momenti più apprezzati della vostra esperienza a X Factor è stata la vostra versione di I Am the Walrus dei Beatles. Quali sono gli artisti che hanno influenzato di più il vostro sound?
Innanzitutto grazie mille! È stato un onore suonare quel brano, uno dei nostri preferiti, e suonarlo con un orchestra insieme al mitico Rodrigo . È uno dei brani dei Beatles che amiamo e lo era anche per Daniel Johnston, uno dei nostri artisti preferiti, tra l’altro anche lui ha suonato lo stesso brano insieme a Rod, assurdo tutto questo… I Beatles sono stati il centro dei nostri ascolti, come il rock 60s e 70s, il funk e gli anni ’90. Non abbiamo mai vissuto fisicamente quei periodi ma qualcosa dentro ci connette in modo totalmente naturale a quelle vibrazioni là.

Quali invece quelli che hanno avuto maggior impatto sul vostro modo di suonare gli strumenti?
Io (Frankie) la prima volta che ho visto un video di Jimi Hendrix ho pensato che la chitarra non è uno strumento musicale, ma un veicolo di emozioni purissimo… cioè lui non plettrava semplicemente un MI a vuoto ma spostava le montagne, rompeva i confini, infuocava tutto, alzava in volo delle fenici e le faceva volteggiare in aria fino a farle ridiventare cenere… Ci ha insegnato che l’emozione è una cosa e il suono e la musica un altra, ci siamo sempre soffermati di più a capire come fare veicolare al meglio le emozioni tramite la nostra musica, e non a suonare un doppio paradiddle in sedici ottavi o a fare la scala misolidia a 200 bpm.
Tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Rodrigo D’Erasmo, com’è stato lavorare con lui e Manuel Agnelli?
Non abbiamo mai conosciuto nessuno che sta sul pezzo come Rodrigo, sempre attivo positivo , propositivo, impeccabile ed è un violinista e musicista della madonna! Manuel è la voce della saggezza, ci ha insegnato a prendere scelte importantissime in tempo zero. Noi siamo piuttosto paranoici, indecisi e insicuri, e Manuel ci ha sbloccato tantissimo sotto questo punto di vista. Ci siamo sempre fidati di lui, la sua esperienza è vastissima ed è anche una persona dal cuore d’oro . Entrambi ci hanno fatto crescere tantissimo e non vediamo l’ora di rivederci presto in studio e magari anche sul palco!